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“Democrazia Precaria; scritti su Berlusconi” di Norberto Bobbio

Democrazia precaria: analisi di Norberto Bobbio su Berlusconi

Tratto da Critica liberale Marzo 2004
“Democrazia Precaria; scritti su Berlusconi” di Norberto Bobbio

Quell’Italia modello Berlusconi

Sono bastati a Silvio Berlusconi poco più di due mesi per diventare il protagonista di questa campagna elettorale. Il protagonista e l’antagonista. Protagonista, perchè è riuscito col suo movimento, nonostante gli scatti d’ira del senatore Bossi (ma…can che abbaia non morde), a riunire gli scomposti frammenti della destra.
Antagonista, perchè sta diventando l’unico bersaglio del polo cosiddetto progressista, ormai quasi indulgente verso Fini, il nemico storico, e del centro: oggetti di vituperi e sberleffi, parlati, scritti, gridati, filmati, di livelli scandalistici e di cronistorie velenose. Un fenomeno senza precedenti. […]
Si sa bene che nelle grandi crisi storiche salgono improvvisamente alla ribalta uomini venuti dal nulla. Bossi è il classico esempio di questi uomini senza storia. Ma si ha l’impressione che sia destinato a tornare rapidamente nel nulla da dove è venuto. Berlusconi, no. Prima di buttarsi, come egli stesso ha detto, in politica, era un uomo già notissimo, ma sino all’altro ieri anche il più chiaroveggente degli osservatori non aveva previsto che sarebbe entrato fragorosamente sulla scena politica, dopo essere stato un abile e fortunato uomo d’affari, un uomo di spettacolo, l’impresario della squadra di calcio più coronata in questi ultimi anni. Vi è entrato subito da primo attore e, a giudicare dalla campagna elettorale e dalle previsioni che se ne possono trarre, destinato per ora a restare tale. Difficile trovare una spiegazione. Se ne possono trovare tante, ma nessuna del tutto soddisfacente. Si può cercare di attenuare la novità del fenomeno, osservando che le reti per questa pesca così fortunata le aveva gettate nascostamente di notte prima di tirarle su alla luce del giorno. Fuori di metafora, la sua comparsa in pubblico come capo di un movimento politico era stata preparata da tempo. Il dubbio:”Mi butto o non mi butto?”, è stata un’abile finzione, una domanda retorica, uno stratagemma per creare uno stato di attesa. Tutto non solo era già pronto per dare inizio alle grandi manovre: tutto era già deciso. Ciò non toglie che l’ascesa sia stata rapidissima, impetuosa, sbalorditiva.
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