Fine di un tragico (quasi)ventennio

Adesso bisogna ricostruire un Italia lasciata a pezzi dal Governo Berlusconi. Ma prima di ricostruire in genere si devono sgombrare le macerie; le nostre macerie sono l’intera classe politica italiana, pagliacci senza onore, leccaculo patentati, ladri ignoranti e lavoratori incapaci. Continuano a parlare, ma forse non hanno capito che loro, tutti loro, saranno i prossimi. Con le buone o con le cattive verranno mandati a casa. E Berlusconi senza legittimo impedimento adesso mandiamolo in carcere.

P.S. Un governo Monti non è la soluzione ai problemi, nè tantomeno è una soluzione “politicamente e democraticamente” corretta in quanto governo non votato dagli Italiani.

Ma vedere oggi ergersi a difensori della democrazia, con accese dichiarazioni riguardanti la poco democratica scelta di un governo non eletto, persone come Ferrara o La Russa, che fino a ieri appoggiavano un governo che stuprava la democrazia italiana  ogni giorno, appare alquanto ridicolo.


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Si raccoglie ciò che si semina

Ne son successe di cose in questo periodo; dall’uccisione di Gheddafi (non scandalizziamoci, si raccoglie ciò che si semina), al paese Italia che crolla (anche qui a raccolta non siamo messi benissimo) , ai soliti Idioti (no, non il film, quelli in parlamento intendo) che fanno come al solito i furbetti: giusto per non perdere un centesimo, i tagli che il governo aveva previsto nel 2010 sugli stipendi dei dipendenti pubblici riguarda tutti i dipendenti pubblici tranne loro. Infatti, secondo il Ministero dell’economia, i politici non sono titolari di un rapporto di lavoro dipendente, quindi quello che si erano tolto dallo stipendio in questi mesi, verrà riaccreditato subito in busta paga.

http://www.ilfattoquotidiano.it/2011/10/19/il-governo-si-taglia-i-tagli-ministri-e-sottosegretari-rimborsati-dal-fisco/164907/

C’è poco da dire, ci provano in tutti i modi a raccogliere il più possibile prima scappare con la cassa. Purtroppo forse non conoscono bene il detto “chi semina vento raccoglie tempesta”. Il popolo Italiano è sempre stato molto volubile, e spesso accentua in maniera esagerata le proprie reazioni e il proprio coinvolgimento: succede costantemente nelle tifoserie di calcio, è successo in politica con Mussolini: prima fascisti, poi partigiani, e come reazione al crollo un “eccessiva” violenza sfociata in Piazzale Loreto.  Sacconi parla di violenti, di frange armate.. Io dico che non c’è niente di tutto questo ad oggi. Ma domani la gente potrebbe trovarsi senza soldi nelle banche, e a quel punto la reazione potrebbe essere eccessiva; e non so se la rabbia sarà rivolta verso supermercati da svaligiare per prendere il cibo, oppure il popolo, accecato dalla reazione come a Piazzale Loreto, andrà a cercare a casa i colpevoli; e non credo in tal caso che a Sacconi potrebbe bastare la polizia per difendersi. Forse la polizia quel giorno sarà dalla nostra parte e a loro non basteranno tutti i soldi rubati fino ad oggi per salvarsi.

Un consiglio di disobbedienza: se provassero a rimettere una patrimoniale, un prelievo forzato dai conti correnti dei cittadini per risanare il debito, consiglio a chi può di ritirare tutti i soldi dalla banca e cercare un alternativa di deposito. Io il debito non lo pago, i miei soldi non glieli lascio prendere. Che lo paghino loro il LORO debito.

 


Il catechismo del rivoluzionario. Lo aggiorniamo ad oggi?

Il catechismo del rivoluzionario (1869)

1. Il rivoluzionario è un uomo perduto in partenza. Non ha interessi propri, affari privati, sentimenti, legami personali, proprietà, non ha neppure un nome. Un unico interesse lo assorbe e ne esclude ogni altro, un unico pensiero, un’unica passione – la rivoluzione.

2. Nel suo intimo, non solo a parole, ma nei fatti, egli ha spezzato ogni legame con l’ordinamento sociale e con l’intero mondo civile, con tutte le leggi, gli usi, le convenzioni sociali e le regole morali di esso. Il rivoluzionario è suo nemico implacabile e continua a viverci solo per distruggerlo con maggior sicurezza.

3. Il rivoluzionario disprezza ogni dottrinarismo e ha rinunciato alle scienze profane, che egli lascia alle generazioni future. Conosce un’unica scienza, la scienza della distruzione. Per questo, e soltanto per questo, egli studia attualmente la meccanica, la fisica, la chimica e perfino la medicina. Per questo egli studia giorno e notte la scienza viva – gli uomini, i caratteri, le situazioni e tutte le condizioni del regime sociale presente, in tutti gli strati possibili [sic]. Lo scopo è uno soltanto la distruzione rapida di questo immondo regime.

4. Egli disprezza l’opinione pubblica. Disprezza e detesta la morale vigente nella società in ogni suo motivo e manifestazione. Per lui è morale tutto ciò che contribuisce al trionfo della rivoluzione; immorale e criminale tutto ciò che l’ostacola.

5. I1 rivoluzionario è un uomo perduto, spietato verso lo Stato e verso la società istruita in genere; da essa non deve dunque aspettarsi nessuna pietà. Fra lui da una parte, lo Stato e la società dall’altra, esiste uno stato di guerra, visibile o invisibile, ma permanente e implacabile – una guerra all’ultimo sangue. Egli deve imparare a sopportare la tortura.

6. Duro verso se stesso, deve essere duro anche verso gli altri. Tutti i sentimenti teneri che rendono effeminati, come i legami di parentela, l’amicizia, la gratitudine, lo stesso onore, devono essere soffocati in lui dall’unica, fredda passione per la causa rivoluzionaria. Per lui non esiste che un’unica gioia, un’unica consolazione, ricompensa e soddisfazione: il successo della rivoluzione. Giorno e notte, deve avere un unico pensiero, un unico scopo: la distruzione spietata. Aspirando freddamente e instancabilmente a questo scopo, deve essere pronto a morire, e a distruggere con le proprie mani tutto ciò che ne ostacola la realizzazione.

7. La natura del vero rivoluzionario esclude ogni romanticismo, ogni sensibilità, entusiasmo e infatuazione. Esclude anche l’odio e la vendetta personali. La passione rivoluzionaria, diventata in lui una seconda natura, deve in ogni momento essere unita a un freddo calcolo. Dovunque e sempre, egli deve essere non ciò cui lo incitano le sue tendenze personali, ma ciò che l’interesse generale della rivoluzione gli prescrive [di essere].

 

Atteggiamento del rivoluzionario verso i suoi compagni di rivoluzione

8. Soltanto chi dimostri nei fatti di essere un rivoluzionario par suo può essergli amico e compagno. Il grado di amicizia e di dedizione e gli altri obblighi verso un simile compagno sono determinati unicamente dal loro grado di utilità per la causa della rivoluzione reale e distruttrice.

9. Non è certo il caso di menzionare la solidarietà tra rivoluzionari. In essa risiede tutta la forza della causa rivoluzionaria. I compagni rivoluzionari che si trovano a uno stesso grado di coscienza e di passione rivoluzionaria devono, per quanto possibile, esaminare insieme tutti gli affari importanti e deciderne all’unanimità. Nell’esecuzione dei piani così stabiliti, ognuno, -possibilmente- deve contare soltanto su se stesso. Nel compiere una data serie di azioni distruttive, ognuno deve agire da solo e ricorrere al consiglio e all’aiuto dei compagni soltanto nel caso in qui questo sia necessario per assicurare il successo dell’azione.

10. Ogni compagno deve avere sottomano alcuni rivoluzionari di seconda e terza categoria, cioè non del tutto iniziati. Deve considerare questi come una parte del capitale rivoluzionario totale messo a sua disposizione. Deve spendere con parsimonia la sua parte di capitale, cercando sempre di ricavarne il maggior profitto possibile. Egli stesso si considera un capitale destinato ad essere perduto per il trionfo della causa rivoluzionaria, ma un capitale di cui non può disporre da solo e secondo il suo desiderio senza l’accordo di tutta la Società dei compagni totalmente iniziati.

11. Quando un compagno è in pericolo, il rivoluzionario -nel decidere se salvarlo oppure no- deve prendere in considerazione non i sentimenti personali, ma soltanto il bene della causa rivoluzionaria. Di conseguenza egli deve valutare, da una parte, il contributo portato da questo compagno e, dall’altra, il dispendio di forze rivoluzionarie necessarie per salvarlo; secondo come penderà la bilancia, deciderà.

 

Atteggiamento del rivoluzionario verso la società

12. L’ammissione di un nuovo membro che abbia fatto buona prova non a parole ma nei fatti, può essere decisa soltanto all’unanimità.

13. Il rivoluzionario si introduce nel mondo politico e sociale, nel mondo cosiddetto istruito, e ci vive, soltanto con la fede nella sua più completa e rapida distruzione. Non è un rivoluzionario se ha pietà di qualcosa che appartenga a quel mondo. Egli deve poter distruggere le situazioni, i rapporti o le persone di quel mondo: a lui tutto e tutti devono essere ugualmente invisi. Se ha affetti familiari e legami d’amicizia e d’amore, peggio per lui; egli non è un rivoluzionario se questi legami possono fermare la sua mano.

14. Con lo scopo della distruzione spietata, il rivoluzionario può -spesso anzi deve- vivere nella società, facendosi passare per ciò che non è. Il rivoluzionario deve introdursi ovunque, in tutte le classi, medie e inferiori, nella bottega del mercante, in chiesa, nella casa signorile, nel mondo burocratico, militare, letterario, nella polizia segreta (Terza sezione) e perfino nel Palazzo d’Inverno.

15. Tutta questa società immonda deve essere suddivisa in varie categorie. La prima categoria comprende i condannati a morte senza indugio. Che la Società compili l’elenco di questo condannati; il numero loro assegnato dipenderà dalla loro capacità di nuocere al successo della causa rivoluzionaria, di modo che i primi numeri passino avanti agli altri.

16. Nel compilare questi elenchi e nello stabilire l’ordine menzionato sopra, ci si deve lasciar guidare non dai misfatti personali dell’individuo, e neppure dall’odio che egli suscita nella Società o nel popolo. Questi misfatti e quest’odio possono perfino riuscire parzialmente utili, contribuendo a eccitare la rivolta popolare. Ci si deve lasciar guidare dal grado di utilità che la sua morte avrà per la causa rivoluzionaria. Così si devono sopprimere prima di tutto gli individui particolarmente nocivi all’organizzazione rivoluzionaria, e la cui morte improvvisa e violenta possa ispirare maggior paura al governo e, privandolo di uomini intelligenti ed energici, possa scuoterne la forza.

17. La seconda categoria deve comprendere quegli individui ai quali si concede provvisoriamente la vita, perché con le loro azioni mostruose spingano il popolo alla rivolta ineluttabile

18. Alla terza categoria appartiene il bestiame altolocato, cioè gli individui che non si distinguono per intelligenza, né per energia, ma che, grazie a posizione che occupano, godono di ricchezze, di conoscenze, di influenza e di potere. Bisogna sfruttarli tutti i modi, imbrogliarli, disorientarli e, dopo essersi probabilmente impossessati dei loro sporchi segreti, farne i nostri schiavi. Il loro potere, la loro influenza, le loro conoscenza, la loro ricchezza e la loro forza diventeranno così un tesoro inesauribile e un grande contributo per varie imprese.

19. La quarta categoria è quella dei politicanti ambiziosi e dei liberali di ogni colore. Con loro, si può cospirare secondo il loro programma, facendo finta di seguirli ciecamente, mentre in realtà li si assoggetta, ci si impadronisce di tutti i loro segreti, li si compromette fino all’estremo limite, di modo che non abbiano più modo di far marcia indietro, poi ci si serve di loro per gettare lo scompiglio nello Stato.

20. La quinta categoria comprende i dottrinari; cospiratori, i rivoluzionari, tutta gente che si abbandona a lunghi sproloqui orali e scritti. Questi, bisogna di continuo spingerli e trascinarli a fare pericolose dichiarazioni pubbliche il cui risultato sarà di portare la maggioranza a una rovina definitiva e di dare invece a qualcuno una autentica formazione rivoluzionaria.

21. La sesta categoria, molto importante, comprende le donne, che conviene dividere in due gruppi principali: le une -futili, stupide e senza anima, di cui si può servire come della terza e della quarta categoria di uomini; le altre -appassionate, devote, capaci, che però non sono dei nostri perché non sono ancora giunte a un’autentica coscienza rivoluzionaria, concreta spassionata; infine, le donne che sono interamente con noi, cioè completamente iniziate e che accettano totalmente in nostro programma. Dobbiamo considerare queste donne i nostri tesori più preziosi, del cui aiuto non possiamo fare a meno.

22. La Società non si prefigge altro scopo che la liberazione completa del popolo e la sua felicità, cioè quella di tutti i lavoratori. Tuttavia, convinta che questa liberazione e la realizzazione di questa felicità sono possibili soltanto mediante una rivoluzione popolare che distruggerebbe tutto, la Società si adopererà con tutte le sue forze e con ogni mezzo per sviluppare e diffondere le disgrazie e i mali che devono finalmente esaurire la pazienza del popolo e spingerlo al sollevamento generale.

23. Con “rivoluzione popolare”, la Società non intende un movimento regolamentato che, secondo il modello classico dell’Occidente, rispettando sempre la proprietà e le tradizioni dell’ordine sociale della cosiddetta civiltà e della cosiddetta morale, finora si è sempre limitato a rovesciare un regime politico per sostituirlo con un altro e a creare un sedicente Stato rivoluzionario. L’unica rivoluzione che possa salvare il popolo è quella che distrugge radicalmente ogni statalismo e che sopprime le tradizioni statalistiche del regime e delle classi sociali.

24. Per questo la Società non intende imporre al popolo nessuna organizzazione. L’organizzazione futura, senza alcun dubbio, si stabilirà grazie al movimento e alla vita popolare; ma ciò sarà opera delle generazioni future. La nostra missione è la distruzione terribile, totale, generale e spietata.

25. Di conseguenza, nell’avvicinarci al popolo, dobbiamo prima di tutto unirci agli elementi della vita popolare che, sin dalla fondazione dello Stato, non hanno cessato di protestare, non a parole ma nei fatti, contro tutto ciò che direttamente o indirettamente è legato allo Stato; contro la nobiltà, contro la burocrazia, contro i preti, contro i mercanti e contro i contadini ricchi e sfruttatori. Noi dobbiamo unirci al mondo audace dei briganti, gli unici autentici rivoluzionari.

26. Unire questo mondo in una forza terribile e invincibile; tale è la nostra unica organizzazione, la nostra cospirazione, la nostra missione.

 

Sarebbe molto interessante compilare delle liste secondo le 6 categorie previste nel “Catechismo del Rivoluzionario” e vedere chi del nostro mondo politico ed economico potrebbe farne parte.. Potremmo provarci in futuro..


Tessera numero 1816. P2, Piano di Rinascita e Berlusconismo. (2 parte)

Il Piano di Rinascita Democratico della P2. Alcuni punti (in grassetto), ricordano molto alcune dichiarazioni o leggi fatte dal Governo mafioso di Berlusconi. Coincidenze non sono di certo…

PREMESSA 1) L’aggettivo democratico sta a significare che sono esclusi dal presente piano ogni movente od intenzione anche occulta di rovesciamento del sistema.

2) Il piano tende invece a rivitalizzare il sistema attraverso la sollecitazione di tutti gli istituti che la Costituzione prevede e disciplina, dagli organi dello Stato ai partiti politici, alla stampa, ai sindacati, ai cittadini elettori.

3) Il piano si articola in una sommaria indicazione di obiettivi , nella elaborazione di procedimenti – anche alternativi – di attuazione ed infine nella elencazione di programmi a breve, medio e lungo termine.

4) Va anche rilevato, per chiarezza, che i programmi a medio e lungo termine prevedono alcuni ritocchi alla Costituzione – successivi al restauro delle istituzioni fondamentali.

OBIETTIVI 1) Nell’ordine vanno indicati: a) i partiti politici democratici, dal PSI al PRI, dal PSDI alla DC al PLI (con riserva di verificare la Destra Nazionale). b) la stampa , escludendo ogni operazione editoriale, che va sollecitata a livello di giornalisti attraverso una selezione che tocchi soprattutto: Corriere della Sera, Giorno, Giornale, Stampa, Resto del Carlino, Messaggero, Tempo, Roma, Mattino, Gazzetta del Mezzogiorno, Giornale di Sicilia per i quotidiani; e per i periodici: Europeo, Espresso, Panorama, Epoca , Oggi, Gente, Famiglia Cristiana. La RAI-TV va dimenticata; c) i sindacati , sia confederali CISL e UIL, sia autonomi, nella ricerca di un punto di leva per ricondurli alla loro naturale funzione anche al prezzo di una scissione e successiva costituzione di una libera associazione di lavoratori; d) il Governo , che va ristrutturato nella organizzazione ministeriale e nella qualità degli uomini da preporre ai singoli dicasteri; e) la magistratura , che deve essere ricondotta alla funzione di garante della corretta e scrupolosa applicazione delle leggi; f) il Parlamento , la cui efficienza è subordinata al successo dell’operazione sui partiti politici, la stampa e i sindacati.

2) Partiti politici, stampa e sindacati costituiscono oggetto di sollecitazioni possibili sul piano della manovra di tipo economico-finanziario. La disponibilità di cifre non superiori a 30 o 40 miliardi sembra sufficiente a permettere ad uomini di buona fede e ben selezionati di conquistare le posizioni chiave necessarie al loro controllo. Governo, Magistratura e Parlamento rappresentano invece obiettivi successivi, accedibili soltanto dopo il buon esito della prima operazione, anche se le due fasi sono necessariamente destinate a subire intersezioni e interferenze reciproche, come si vedrà in dettaglio in sede di elaborazione di procedimenti.

3) Primario obiettivo e indispensabile presupposto dell’operazione è la costituzione di un club (di natura rotariana per l’eterogeneità dei componenti) ove siano rappresentati, ai migliori livelli, operatori, imprenditoriali e finanziari, esponenti delle professioni liberali, pubblici amministratori e magistrati nonché pochissimi e selezionati uomini politici, che non superi il numero di 30 o 40 unità. Gli uomini che ne fanno parte debbono essere omogenei per modo di sentire, disinteresse, onestà e rigore morale, tali cioè da costituire un vero e proprio comitato di garanti rispetto ai politici che si assumeranno l’onere dell’attuazione del piano e nei confronti delle forze amiche nazionali e straniere che lo vorranno appoggiare. Importante è stabilire subito un collegamento valido con la massoneria internazionale .

PROCEDIMENTI

1) Nei confronti del mondo politico occorre:

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Tessera numero 1816. P2, Piano di Rinascita e Berlusconismo. (1 parte)

Tessera numero 1816.

Come in molti sanno uno fra i più noti fra gli iscritti alla P2 è Silvio Berlusconi, tessera numero 1816. Proprio a causa della sua appartenenza alla loggia P2 Berlusconi ha subito la sua prima condanna definitiva, quella per falsa testimonianza. Difatti nel 1990, a Venezia, viene giudicato colpevole di aver giurato il falso davanti ai giudici, a proposito della sua iscrizione alla loggia. A salvarlo ci pensa una provvidenziale amnistia decretata l’anno precedente.
In pochi sanno che quella tessera darà a Berlusconi il potere di creare le basi del suo successo. Quando parla della P2, Berlusconi generalmente cambia discorso con qualche battuta. Invece è stata determinante per i suoi primi affari immobiliari. Per esempio per ottenere credito dalla Banca nazionale del lavoro (otto alti dirigenti erano degli affiliati alla P2) e dal Monte dei Paschi di Siena (era piduista il direttore generale Giovanni Cresti). Conclude la Commissione Anselmi: gli imprenditori Silvio Berlusconi e Giovanni Fabbri (il re della carta) «trovarono appoggi e finanziamenti al di là di ogni merito creditizio». Ma poi, fatte le case, bisogna venderle. E non fu facile, per Berlusconi. Lo soccorse, agli inizi della sua carriera di immobiliarista, un altro affiliato della loggia segreta, il napoletano Ferruccio De Lorenzo, già sottosegretario liberale in un governo Andreotti e padre di Francesco, futuro ministro della Sanità e imputato di Mani pulite: Ferruccio De Lorenzo acquistò, come presidente dell’Enpam (l’Ente nazionale previdenza e assistenza dei medici italiani) prima due hotel a Segrate, poi decine di appartamenti di Milano 2. L’Enpam decise poi di affidare a Berlusconi anche la gestione del teatro Manzoni di Milano, controllato dall’ente.

Oggi Berlusconi
è al potere da 20 anni e alcune delle sue scelte politiche sono state dettate dalla scuola Piduista. Lo stesso Gelli lo ammette: «Ha preso il nostro Piano di rinascita e lo ha copiato quasi tutto», dichiara all’Indipendente nel febbraio 1996. Il Piano di rinascita democratica era il programma politico della P2. Fu sequestrato il 4 luglio 1981 all’aeroporto di Fiumicino, nel doppiofondo di una valigia di Maria Grazia Gelli, figlia del Venerabile. Riletto oggi, risulta profetico. Prevede, infatti, di «usare gli strumenti finanziari per l’immediata nascita di due movimenti l’uno sulla sinistra e l’altro sulla destra». Tali movimenti «dovrebbero essere fondati da altrettanti club promotori». Per quanto riguarda la stampa, «occorrerà redigere un elenco di almeno due o tre elementi per ciascun quotidiano e periodico in modo tale che nessuno sappia dell’altro»; «ai giornalisti acquisiti dovrà essere affidato il compito di simpatizzare per gli esponenti politici come sopra». Poi bisognerà: «acquisire alcuni settimanali di battaglia», «coordinare tutta la stampa provinciale e locale attraverso un’agenzia centralizzata», «coordinare molte tv via cavo con l’agenzia per la stampa locale», «dissolvere la Rai in nome della libertà d’antenna»; «punto chiave è l’immediata costituzione della tv via cavo da impiantare a catena in modo da controllare la pubblica opinione media nel vivo del Paese».

LA LISTA DELLA P2 SEQUESTRATA A LICIO GELLI

Chi c’era in quell’elenco?

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