Il catechismo del rivoluzionario (1869)
1. Il rivoluzionario è un uomo perduto in partenza. Non ha interessi propri, affari privati, sentimenti, legami personali, proprietà, non ha neppure un nome. Un unico interesse lo assorbe e ne esclude ogni altro, un unico pensiero, un’unica passione – la rivoluzione.
2. Nel suo intimo, non solo a parole, ma nei fatti, egli ha spezzato ogni legame con l’ordinamento sociale e con l’intero mondo civile, con tutte le leggi, gli usi, le convenzioni sociali e le regole morali di esso. Il rivoluzionario è suo nemico implacabile e continua a viverci solo per distruggerlo con maggior sicurezza.
3. Il rivoluzionario disprezza ogni dottrinarismo e ha rinunciato alle scienze profane, che egli lascia alle generazioni future. Conosce un’unica scienza, la scienza della distruzione. Per questo, e soltanto per questo, egli studia attualmente la meccanica, la fisica, la chimica e perfino la medicina. Per questo egli studia giorno e notte la scienza viva – gli uomini, i caratteri, le situazioni e tutte le condizioni del regime sociale presente, in tutti gli strati possibili [sic]. Lo scopo è uno soltanto la distruzione rapida di questo immondo regime.
4. Egli disprezza l’opinione pubblica. Disprezza e detesta la morale vigente nella società in ogni suo motivo e manifestazione. Per lui è morale tutto ciò che contribuisce al trionfo della rivoluzione; immorale e criminale tutto ciò che l’ostacola.
5. I1 rivoluzionario è un uomo perduto, spietato verso lo Stato e verso la società istruita in genere; da essa non deve dunque aspettarsi nessuna pietà. Fra lui da una parte, lo Stato e la società dall’altra, esiste uno stato di guerra, visibile o invisibile, ma permanente e implacabile – una guerra all’ultimo sangue. Egli deve imparare a sopportare la tortura.
6. Duro verso se stesso, deve essere duro anche verso gli altri. Tutti i sentimenti teneri che rendono effeminati, come i legami di parentela, l’amicizia, la gratitudine, lo stesso onore, devono essere soffocati in lui dall’unica, fredda passione per la causa rivoluzionaria. Per lui non esiste che un’unica gioia, un’unica consolazione, ricompensa e soddisfazione: il successo della rivoluzione. Giorno e notte, deve avere un unico pensiero, un unico scopo: la distruzione spietata. Aspirando freddamente e instancabilmente a questo scopo, deve essere pronto a morire, e a distruggere con le proprie mani tutto ciò che ne ostacola la realizzazione.
7. La natura del vero rivoluzionario esclude ogni romanticismo, ogni sensibilità, entusiasmo e infatuazione. Esclude anche l’odio e la vendetta personali. La passione rivoluzionaria, diventata in lui una seconda natura, deve in ogni momento essere unita a un freddo calcolo. Dovunque e sempre, egli deve essere non ciò cui lo incitano le sue tendenze personali, ma ciò che l’interesse generale della rivoluzione gli prescrive [di essere].
Atteggiamento del rivoluzionario verso i suoi compagni di rivoluzione
8. Soltanto chi dimostri nei fatti di essere un rivoluzionario par suo può essergli amico e compagno. Il grado di amicizia e di dedizione e gli altri obblighi verso un simile compagno sono determinati unicamente dal loro grado di utilità per la causa della rivoluzione reale e distruttrice.
9. Non è certo il caso di menzionare la solidarietà tra rivoluzionari. In essa risiede tutta la forza della causa rivoluzionaria. I compagni rivoluzionari che si trovano a uno stesso grado di coscienza e di passione rivoluzionaria devono, per quanto possibile, esaminare insieme tutti gli affari importanti e deciderne all’unanimità. Nell’esecuzione dei piani così stabiliti, ognuno, -possibilmente- deve contare soltanto su se stesso. Nel compiere una data serie di azioni distruttive, ognuno deve agire da solo e ricorrere al consiglio e all’aiuto dei compagni soltanto nel caso in qui questo sia necessario per assicurare il successo dell’azione.
10. Ogni compagno deve avere sottomano alcuni rivoluzionari di seconda e terza categoria, cioè non del tutto iniziati. Deve considerare questi come una parte del capitale rivoluzionario totale messo a sua disposizione. Deve spendere con parsimonia la sua parte di capitale, cercando sempre di ricavarne il maggior profitto possibile. Egli stesso si considera un capitale destinato ad essere perduto per il trionfo della causa rivoluzionaria, ma un capitale di cui non può disporre da solo e secondo il suo desiderio senza l’accordo di tutta la Società dei compagni totalmente iniziati.
11. Quando un compagno è in pericolo, il rivoluzionario -nel decidere se salvarlo oppure no- deve prendere in considerazione non i sentimenti personali, ma soltanto il bene della causa rivoluzionaria. Di conseguenza egli deve valutare, da una parte, il contributo portato da questo compagno e, dall’altra, il dispendio di forze rivoluzionarie necessarie per salvarlo; secondo come penderà la bilancia, deciderà.
Atteggiamento del rivoluzionario verso la società
12. L’ammissione di un nuovo membro che abbia fatto buona prova non a parole ma nei fatti, può essere decisa soltanto all’unanimità.
13. Il rivoluzionario si introduce nel mondo politico e sociale, nel mondo cosiddetto istruito, e ci vive, soltanto con la fede nella sua più completa e rapida distruzione. Non è un rivoluzionario se ha pietà di qualcosa che appartenga a quel mondo. Egli deve poter distruggere le situazioni, i rapporti o le persone di quel mondo: a lui tutto e tutti devono essere ugualmente invisi. Se ha affetti familiari e legami d’amicizia e d’amore, peggio per lui; egli non è un rivoluzionario se questi legami possono fermare la sua mano.
14. Con lo scopo della distruzione spietata, il rivoluzionario può -spesso anzi deve- vivere nella società, facendosi passare per ciò che non è. Il rivoluzionario deve introdursi ovunque, in tutte le classi, medie e inferiori, nella bottega del mercante, in chiesa, nella casa signorile, nel mondo burocratico, militare, letterario, nella polizia segreta (Terza sezione) e perfino nel Palazzo d’Inverno.
15. Tutta questa società immonda deve essere suddivisa in varie categorie. La prima categoria comprende i condannati a morte senza indugio. Che la Società compili l’elenco di questo condannati; il numero loro assegnato dipenderà dalla loro capacità di nuocere al successo della causa rivoluzionaria, di modo che i primi numeri passino avanti agli altri.
16. Nel compilare questi elenchi e nello stabilire l’ordine menzionato sopra, ci si deve lasciar guidare non dai misfatti personali dell’individuo, e neppure dall’odio che egli suscita nella Società o nel popolo. Questi misfatti e quest’odio possono perfino riuscire parzialmente utili, contribuendo a eccitare la rivolta popolare. Ci si deve lasciar guidare dal grado di utilità che la sua morte avrà per la causa rivoluzionaria. Così si devono sopprimere prima di tutto gli individui particolarmente nocivi all’organizzazione rivoluzionaria, e la cui morte improvvisa e violenta possa ispirare maggior paura al governo e, privandolo di uomini intelligenti ed energici, possa scuoterne la forza.
17. La seconda categoria deve comprendere quegli individui ai quali si concede provvisoriamente la vita, perché con le loro azioni mostruose spingano il popolo alla rivolta ineluttabile
18. Alla terza categoria appartiene il bestiame altolocato, cioè gli individui che non si distinguono per intelligenza, né per energia, ma che, grazie a posizione che occupano, godono di ricchezze, di conoscenze, di influenza e di potere. Bisogna sfruttarli tutti i modi, imbrogliarli, disorientarli e, dopo essersi probabilmente impossessati dei loro sporchi segreti, farne i nostri schiavi. Il loro potere, la loro influenza, le loro conoscenza, la loro ricchezza e la loro forza diventeranno così un tesoro inesauribile e un grande contributo per varie imprese.
19. La quarta categoria è quella dei politicanti ambiziosi e dei liberali di ogni colore. Con loro, si può cospirare secondo il loro programma, facendo finta di seguirli ciecamente, mentre in realtà li si assoggetta, ci si impadronisce di tutti i loro segreti, li si compromette fino all’estremo limite, di modo che non abbiano più modo di far marcia indietro, poi ci si serve di loro per gettare lo scompiglio nello Stato.
20. La quinta categoria comprende i dottrinari; cospiratori, i rivoluzionari, tutta gente che si abbandona a lunghi sproloqui orali e scritti. Questi, bisogna di continuo spingerli e trascinarli a fare pericolose dichiarazioni pubbliche il cui risultato sarà di portare la maggioranza a una rovina definitiva e di dare invece a qualcuno una autentica formazione rivoluzionaria.
21. La sesta categoria, molto importante, comprende le donne, che conviene dividere in due gruppi principali: le une -futili, stupide e senza anima, di cui si può servire come della terza e della quarta categoria di uomini; le altre -appassionate, devote, capaci, che però non sono dei nostri perché non sono ancora giunte a un’autentica coscienza rivoluzionaria, concreta spassionata; infine, le donne che sono interamente con noi, cioè completamente iniziate e che accettano totalmente in nostro programma. Dobbiamo considerare queste donne i nostri tesori più preziosi, del cui aiuto non possiamo fare a meno.
22. La Società non si prefigge altro scopo che la liberazione completa del popolo e la sua felicità, cioè quella di tutti i lavoratori. Tuttavia, convinta che questa liberazione e la realizzazione di questa felicità sono possibili soltanto mediante una rivoluzione popolare che distruggerebbe tutto, la Società si adopererà con tutte le sue forze e con ogni mezzo per sviluppare e diffondere le disgrazie e i mali che devono finalmente esaurire la pazienza del popolo e spingerlo al sollevamento generale.
23. Con “rivoluzione popolare”, la Società non intende un movimento regolamentato che, secondo il modello classico dell’Occidente, rispettando sempre la proprietà e le tradizioni dell’ordine sociale della cosiddetta civiltà e della cosiddetta morale, finora si è sempre limitato a rovesciare un regime politico per sostituirlo con un altro e a creare un sedicente Stato rivoluzionario. L’unica rivoluzione che possa salvare il popolo è quella che distrugge radicalmente ogni statalismo e che sopprime le tradizioni statalistiche del regime e delle classi sociali.
24. Per questo la Società non intende imporre al popolo nessuna organizzazione. L’organizzazione futura, senza alcun dubbio, si stabilirà grazie al movimento e alla vita popolare; ma ciò sarà opera delle generazioni future. La nostra missione è la distruzione terribile, totale, generale e spietata.
25. Di conseguenza, nell’avvicinarci al popolo, dobbiamo prima di tutto unirci agli elementi della vita popolare che, sin dalla fondazione dello Stato, non hanno cessato di protestare, non a parole ma nei fatti, contro tutto ciò che direttamente o indirettamente è legato allo Stato; contro la nobiltà, contro la burocrazia, contro i preti, contro i mercanti e contro i contadini ricchi e sfruttatori. Noi dobbiamo unirci al mondo audace dei briganti, gli unici autentici rivoluzionari.
26. Unire questo mondo in una forza terribile e invincibile; tale è la nostra unica organizzazione, la nostra cospirazione, la nostra missione.
Sarebbe molto interessante compilare delle liste secondo le 6 categorie previste nel “Catechismo del Rivoluzionario” e vedere chi del nostro mondo politico ed economico potrebbe farne parte.. Potremmo provarci in futuro..